Opere Pittoriche

Specchi e Frutti di un’osservazione interiore

Rivedo all’inzio degli anni Sessanta, l’enorme stanza illuminata dalle finestre, all’ultimo piano di un antico ex monastero, le lavagne in attesa di essere assalite da mani febbrili. E, nel silenzio, il picchiettare dei gessetti colorati, il glissare come unico accompagnamento.

Oggi le forme nascono dall’indistinto, dal frugare nei ricordi con lo stesso amore per la sanguigna e il carboncino. E si adagiano su carte dalle superfici ora lievi ora scabre, fatte a mano, con le trame visibili di orditi indisciplinati.

La punta del pastello scalfisce, delimita, ricopre gli spazi con colori che rubano trasparenza alla luce. Silenzio e tempo. La cuffia inonda il corpo di suoni che scrostano l’anima. E la mano precorre sentieri di vento. Si incidono ombre; ossessione nell’avere le matite sempre appuntite. Mania dei pastelli cercati, scoperti, giocati. I colori inglesi, tedeschi, americani nella ricchezza di gamme rubate al cielo e alla terra. I gessetti, acquerelli spenti, rimandano ad anni di studio libero ed appassionato.

L’acquerello è troppo fluido per me; l’acqua come luna nera, spaventapasseri dei sogni. L’olio smussa i colpi del pastello. La tela liscia come seta, pelle di bambino. Le figure, nate dal gessetto, si acquietano, riscoprono il movimento dello sfondo. E, come personaggi in cerca d’autore, pazientemente attendono la parte assegnata dal colore. Colore primario che, sfuggito dalle cattedrali medievali, rimanda alla terapia cromatica, a una simbologia di funzioni. E girano le forme, si creano i piani, acquistano tridimensionalità i corpi, a mano a mano che le ombre vi si appoggiano delicatamente come fard. Le setole asciutte e morbidissime altra ossessione.

Da dove provengono i personaggi? Chi sono? Fantasmi dell’anima, specchi e frutti di un’osservazione interiore. Certamente sono corpi che guardano all’etere ma che provengono dalla nostra storia. Calma interiore, annullamento del tempo e degli stimoli esterni, estasi mentre si riempiono i vuoti, si fanno danzare le figure.
Quando e perché è cominciato questo rapporto d’amore? Con la sordità scesa improvvisamente a rompere le comunicazioni. Non voluta, respinta. E l’arte come possibilità di spezzare gli incantesimi. Arte come riscoperta di un’identità, come processo di individuazione: pennelli parole, colori suoni, forma anima.

Filomena Monte Fellegara in arte “Filos”